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Didattica immediata e didattica mediata, di Elio Fragassi

Copertina: disegno di Annalisa De Santis, studentessa Istituto d'arte nel 1991


Il tempo che stiamo vivendo è un tempo sospeso.
Sospeso come un ponte da completare tra il passato e un futuro tutto da definire mentre sotto le arcate passano i ricordi, i valori, le costruzioni sociali, culturali, ideologiche, politiche ed economiche di questa fluida società, nella sua attualità.
Come molti studiosi, filosofi, economisti, sociologi e psicologi sostengono, attraversato questo ponte nulla più sarà come prima sotto ogni aspetto del vivere quotidiano.
Questo ponte che stiamo attraversando ci consentirà di scegliere le cose da portare con noi sulla riva del futuro e lasciar svanire tutte quelle sovrastrutture e costruzioni sociali, politiche, culturali ed economiche inutili e, molto spesso, dannose per un’evoluzione positiva della società in cui l’uomo può liberare le ali della sua creatività.
Tutto questo vale anche per una delle istituzioni fondamentali dello Stato: la scuola. Essa, purtroppo, invece di fare da battistrada educando e guidando le nuove generazioni ad attraversare i ponti nei momenti di difficoltà, come nel tempo attuale, è rimasta legata ad un orologio che sempre più è rimasto indietro. Ecco, quindi, che la forbice tra "scuola" e "società" si è allargata sempre più con grave danno per tutti noi che ci troviamo per il sempre più a far parte di una società che, evolvendo, richiede, invece, nuove e molteplici capacità di pensiero e differenziate competenze mediante le quali attraversare i diversi ponti sospesi sul futuro.
In questi giorni in cui ogni cosa è ferma e immobile mi sono immaginato la scuola sulla barca dell’informatica che, con grande sforzo dei rematori di questa istituzione, sta cercando di traghettarsi verso una possibile (ma non esclusiva) forma diversa di scuola del XXI secolo.

I cambiamenti, per non essere traumatici, hanno bisogno di tempo, di quiete e riflessione che il silenzio di questi giorni ha fatto rivalutare.

Nel 1983, quando acquistai il primo PC, cominciai a pensare, per la disciplina di mia competenza ad una didattica alternativa che dall’”insegnare a fare” passasse “all’educare a pensare”. Con l’intento di rinnovare la didattica adottai come metodo di verifica l’uso di test di varia tipologia e diversa natura con contenuti di valenza teorica, grafica e logica. Infatti “…l’inizio di questa mia ricerca fu proprio di tipo “carbonaro” dovendo preparare test, esercizi, lezioni, dispense ecc. di nascosto fin quando il preside, scoperto il “fattaccio”, mi convocò in presidenza (eravamo alla metà degli anni ’80) e richiamandomi verbalmente mi disse: “. . . professore, la scuola è una cosa seria e la sua professione è fondamentale per il futuro di noi tutti, quindi non giochi, e i quiz li lasci a Mike Bongiorno”.
Nel 1998, poi, con l’adozione del Nuovo Esame di Stato l’uso del test è entrato ufficialmente a far parte della procedura d’esame e di verifica nelle differenti discipline. L’affinamento di questa mia ricerca che poneva al centro della didattica non tanto il “disegno come strumento grafico” quanto “il disegno come pensiero” in aderenza alle differenti personalità degli studenti ebbe un particolare impulso a partire dalla seconda metà degli anni ’90 quando cominciarono a diffondersi, in modo considerevole, i PC con i relativi programmi grafici e di grafica che trasformavano, sempre più, il “disegno disegnato” in “disegno elaborato” inteso come prodotto iconico mediato dallo strumento elettronico. Il passaggio dal lapis al mouse mi permise di iniziare a predisporre i cosiddetti “learning object”, cioè quella metodologia costituita da unità didattiche, da me chiamata “didattica per parti” [che] è costituita da omogenei e definiti segmenti di apprendimento che possono essere continuamente ripresi, integrati, arricchiti con nuove parti, manipolati mentalmente in relazione alle esigenze descrittive, alle capacità individuali, alle risposte delle classi, all’inclinazione dei singoli allievi, alle aspirazioni ed alla personalità dei singoli studenti”( ), che iniziai a riversare anche sul sito che nel frattempo (2004) mi ero creato perché “Tra le proprietà descrittive di questi “oggetti”, secondo quanto specificato nell’articolo “Learning Object: Standard e confronto di piattaforme e metodologie operative” possiamo senz’altro includere la “condivisione” e la “riusabilità”.

Intanto lo sviluppo dell’informatica progrediva velocemente occupando sempre più spazio nella società anche con la creazione dei primi social network che, a partire dai primi anni del XXI secolo, prendono sempre più piede formandosi così quella classe di giovani che viene definita “nativi digitali” cioè persone nate e cresciute con la tecnologia digitale. Per questi la comunicazione diretta e immediata non è più l’unica o la sola “…perché la stessa, nel nostro tempo, è mediata dallo strumento informatico che è in grado di dare concretezza alla cosiddetta “convergenza digitale” mediante la quale parole, immagini, suoni, colori, staticità, dinamismo, spazio, tempo, reale e virtuale, astratto e concreto, ecc. trovano completo e totale spazio espressivo. Tutte queste caratteristiche diventano convergenti sul video grazie a quell’operare con un unico dispositivo e su un unico strumento pur in presenza di cose solitamente diverse e distinte ( ).
La scuola, resasi conto del ritardo accumulato, nel 2003 propone un aggiornamento didattico attraverso il progetto FOR TIC ( ); ma è, fondamentalmente, solo un aggiornamento relativo alle conoscenze del PC e all’uso dei relativi programmi (Prot. N° 771 del 21-2-2003) ( ) senza la ricerca di legami con la didattica. L’informatica si accompagna alla scuola percorrendo, però, strade separate che a volte si incontrano per volontà di qualche docente che cerca di far convivere dentro l’aula la didattica classica con qualche nuova esperienza, ma la famiglia, come componente educativa e formativa dei giovani resta comunque fuori. In quegli anni, per sopperire a tale mancanza, all’inizio di ogni nuovo anno scolastico comunicavo alle famiglie sia il programma della disciplina che il metodo didattico e le motivazioni unitamente agli indirizzi del mio sito e della posta elettronica proprio per coinvolgere le stesse nel processo educativo.
“In questi anni la società ha subito una rivoluzione copernicana che ha trovato la scuola completamente impreparata. Non è dalla quantità di computer all’interno di ogni aula che si misura il grado di modernità. È quel che insegni, come lo insegni.” ( )
Nel 2008 partecipai al concorso “Orientascienza 2008”, indetto dal MIUR, presentando questo metodo didattico nella sezione licei del “Premio didattica della scienza” ( ). Il Liceo Artistico di Pescara, quale unico istituto artistico, conseguì un valido riconoscimento collocandosi al 6° posto tra tutti i progetti partecipanti. Nel 2010 messo a riposo ho continuato ad interessarmi di scuola notando come essa si sia allontanata sempre più dalla sua missione di guida nel processo innovativo della società.

Come ebbi a scrivere nel 2015 in un articolo su “artemdocere”[ ] negli ultimi decenni la scuola e il lavoro degli insegnanti sono stati sempre più disprezzati e mortificati “…da attacchi continui sferrati ad ogni livello: sociale, politico, economico, valoriale, istituzionale, ecc. da una società che ha scelto altri modelli educativi e altre agenzie formative per i propri giovani e il proprio futuro” tanto da finire, spesso, sulle pagine della cronaca per le violenze subite, sia da parte degli studenti che dai genitori proseguendosi con quelle scelte già denunciate nel 2014 “… la costruzione del ponte sul futuro, purtroppo, non appartiene più agli insegnanti tanto che il sottosegretario Davide Faraone ha definito le occupazioni di questi giorni come “esperienze di grande partecipazione democratica” ed anche “in alcuni casi più formative di ore passate in classe”, aggiungo io, con gli insegnanti.”[ ]

In questo periodo, dove il tempo sembra essersi momentaneamente fermato, è stato possibile constatare che il ponte verso il futuro, a seguito di quanto sopra, è incompleto e studenti, famiglie, insegnanti ed altre figure della scuola fanno fatica a completarlo e non sanno come raggiungere, in sicurezza, l’altra sponda.
Un grande sforzo collettivo ci consentirà di completare la costruzione di questo ponte dove potranno, tranquillamente, passare tutte le figure dell’Istituzione scolastica per andare verso il futuro e, se necessario, recuperare esperienze dal passato con un continuo processo di feedback e di verifica nel cuore della società. Dopo questa pandemia, anche la scuola dovrà ridisegnare sia l’aspetto educativo che formativo con lo sviluppo della didattica a distanza e regolari verifiche degli apprendimenti in sede e in presenza per tutti i giovani delle superiori, “nativi digitali”, abituati all’uso dei mediatori informatici nei rapporti quotidiani tra le persone, integrando una “didattica immediata” -in presenza- con una “didattica mediata” -a distanza.
Con questa faticosa e dolorosa esperienza, mentre tutto si è fermato, le nuove esperienze didattiche sono andate avanti -vedi programmi de “La scuola non si ferma” del Miur- cercando di oltrepassare la chiave di volta dell’arco portante del ponte in costruzione, iniziando un percorso più veloce e sicuro verso la sponda della didattica futura. Ora si possono selezionare tutte le buone pratiche della “Didattica a Distanza” saggiate, durante questo tempo di pandemia, dove la scuola è stata, praticamente, ferma ma, virtualmente, molto dinamica tramite le varie piattaforme digitali che hanno mantenuto il rapporto tra la scuola e i suoi studenti.
Ed è su questo nuovo rapporto: scuola – studenti – famiglia che va impostata, anche con il sostegno del digitale, una nuova didattica partecipata con le tre componenti in sintonia e non in conflitto.
Gennaio 2021

Arch. Elio Fragassi
https://www.eliofragassi.it/

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