ACTION PAINTING ARTE TERAPIADOCENTE DI DISEGNO E STORIA DELL' ARTE
Marinella Galletti Il progetto ha ottenuto la promozione dell' Assessorato alla Cultura del Comune di Cento e il Patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, Ufficio Scolastico di Ferrara Scuola Media "Il Guercino" Cento APPUNTI PER UN METODO DI RICERCA IN ARTETERAPIA Chi si appresta a fruire di percorsi formativi afferenti la didattica dell’ arte o l’ arte terapia presuppone che il fare, l’ agire con uso di materiali grafici o plastici, sia di per sé un percorso terapeutico, di sostegno psicologico. Così intesa, ogni esperienza di uso di materiali espressivi potrebbe dirsi esperienza compiuta “arteterapeutica”. Spesso, gli utenti sono invitati a sperimentare percorsi soggettivi grafico espressivi o di approccio all’ uso di diversi materiali, guardando e studiando le opere d’ arte, con l’ obiettivo di modificarle, rifarle. L’ invito a mettersi in gioco, consente al singolo di lasciare una traccia di sé, liberare una parte del proprio mondo interiore, diventare il mezzo per riappropriarsi di qualcosa. Sia che si tratti di manipolazione di riproduzioni di immagini prodotte nel mondo e pensate da altri e, in quanto ripensate dai diversi soggetti che le hanno visitate, capaci di stabilire una relazione di appartenenza perché condivisione dell’ esperienza; sia che si tratti di scarabocchi, immersioni nel colore, per la produzione di immagini casuali o inconsce, oppure di immagini semplicemente accostate a tecniche e a linguaggi visivi. In ogni caso, si è reso visibile qualcosa che viene offerto come nuova lettura di sé, ciò che, più o meno profondamente, può essere accettato dal soggetto: un significato, suggerito dall’ arteterapeuta, che l’ utente aggiunge, alla propria esperienza personale. Valori emersi in quanto rivelazioni tratte da un proprio fare. Perciò, in terapia, o introducendo il valore terapeutico del fare arte, spesso ci si riferisce unicamente all’ osservazione e all’ attenzione rivolta alla ricerca e all’ interpretazione psicologica dei bisogni profondi del soggetto; generalmente, l’ interesse all’ elaborazione artistica non è in primo piano. L’ arteterapeuta non si occupa del fare artistico, se non per decodificare il contenuto espresso graficamente. Personalmente, ritengo che la funzione dell' “Arteterapia” sia pienamente realizzata quando l’ elaborato prodotto entra nel merito dell’ arte, perché lo si "dichiara" fruibile dell' artisticità che gli è propria, riconoscendogli la capacità di autonomia espressiva. Se, infine, ad averlo realizzato sono degli adolescenti, la libertà verso cui l' arte ci "incammina" è mostrata con grande forza. "Libertà" è la vera "terapia". |
![]() DOCENTE DI DISEGNO E STORIA DELL' ARTE Marinella Galletti ACTION PAINTING COME ARTETERAPIA
Nel percorso ideato, i criteri metodologici sono finalizzati a precisi obiettivi: 1) La parete bianca accentua il valore del riflettere su di sé ed agevola il fare in forma euristica; sono escluse influenze visive: gli utenti sono invitati ad agire, osservandosi reciprocamente all’ interno del piccolo gruppo, per divenire ognuno protagonista, attore di una nuova gestualità, realizzata per mezzo dell’ immersione nel colore e dando il via a forme casuali o inconsce, inizialmente, lasciando inespressa ogni rilevazione di carattere psicologico; 2) La diffusione, all’ interno dell’ ambiente di “azione”, di suggestioni musicali o poetiche al fine di creare stimoli sensoriali immaginativi oltre che suscettibili di processi legati alla memoria; 3) Attribuzione del valore “magmatico” su quanto casualmente emerso; 4) Gli utenti sono invitati a riconoscere le forme grafico pittoriche emerse come possibili nuove soluzioni visive, che necessitano di essere ulteriormente “agite”: immagini a cui dare vita e ruolo, separandole da sé, e da ogni possibile psicologismo, bensì approfondendo le tecniche e le conoscenze del codice visivo. Tutto rimane collegato al mondo delle immagini; 5) L’ alternarsi, all’ interno dei gruppi di “azione” di momenti in cui agire ad altri in cui essere spettatori dei compagni. Vengono così a stabilirsi relazioni in cui gli “spettatori della ricerca, delle altrui performances”, acquisiscono sensazioni visive, gestuali, tattili ed emotive utili a promuovere i propri successivi interventi; Spesso, chi si accinge a questa esperienza, contribuisce a un risultato in situazione di gruppo, oppure, singolarmente, sceglie di completare immagini alla ricerca di soluzioni “artistiche”, talvolta interagendo su forme precedentemente emerse dalla gestualità del gruppo, o proprie; 6) Il valore della parola recuperata, solo al termine del percorso, in cui lasciare esprimere ai soggetti i possibili significati attraverso riflessioni personali e abbinando un “titolo” ad ogni lavoro; 7) Concludere il percorso mettendo in rilievo l’ aspetto creativo, poetico, artistico, riflettendo sulla forma, sul colore, in senso estetico, stilistico; nonché sulla propria azione e sulla scoperta del nuovo. 8) La massima finalità di questo percorso si concretizza grazie all’ installazione dei risultati emersi in luogo pubblico, assimilabile a una mostra, per la fruizione collettiva. Avendo, così, attraversato la funzione terapeutica dell’ arte quale potente stimolo a perseguire, percorrere la creatività, per ritrovare nell’ arte il fine proprio, fonte delle idee, che originando cultura, costruiscono coraggiosamente le diverse esperienze per qualificare l’ esistenza. |